Nella società moderna, con l’affermarsi della
democrazia, l’uomo è diventato titolare di quei diritti
civili di cui tanto aveva chiesto l’affermazione.
Uno fra i tanti diritti, che l’uomo ha conquistato, è quello di
potere operare in un ambiente vivibile e sano. Egli, purtroppo, non può
usufruire al meglio di tale diritto in quanto ha già deteriorato l’ambiente in
cui vive.
Come cittadini europei sentiamo l’urgenza del “problema
ambiente”; questa sensibilità è comune a tutti noi, perché è sotto gli occhi di
tutti la gravità del degrado del nostro patrimonio naturale.
Oggi ,ad esempio, l’emergenza rifiuti , la
tutela delle biodiversità o il cambiamento climatico in atto , sono questioni
particolarmente sentite dall’opinione pubblica europea , la quale invoca un
serio e risolutivo impegno politico da parte delle istituzioni , anche
europee.
Eppure , 50 anni fa, la questione ambientale non era certo
considerata prioritaria né dalla classe dirigente né dall’opinione pubblica,
come è evidenziabile dai Trattati di Roma, dei quali celebriamo il
cinquantenale.
Da circa 30 anni la situazione è radicalmente cambiata; a partire
dagli anni ‘70 infatti, è nato e sviluppato nella società civile un sentimento
ecologista che ha fatto,della tutela ambientale, una questione politica
ineludibile.
Oltre le istituzioni locali e nazionali, anche quelle europee
hanno dovuto accogliere le istanze ecologiste e occuparsi dell’ambiente.
A livello comunitario, le competenze in materia sono suddivise tra
Consiglio, Parlamento e Commissione: uno dei Commissari è infatti preposto
all’ambiente, ruolo oggi coperto dal greco Stravos Dimas.
La Commissione europea ha la responsabilità di individuare e
proporre i piani strategici per la tutela ambientale, piani che compongono il
cosiddetto PROGRAMMA EUROPEO D’AZIONE AMBIENTALE , la cui attuazione è
pluriennale, l’attuale programma scadrà nel 2010.
In previsione di tale scadenza, la Commissione europea sta
predisponendo il nuovo programma che sarà, esattamente, il sesto; per l’entrata
in vigore di detti programmi è prevista la procedura di “codecisione”
(coincidente decisione del Parlamento Europeo e del Consiglio dei Ministri).
La copertura finanziaria di tali programmi è garantita dal bilancio comunitario
che destina il 45 % delle risorse alla politica agricola e ambientale.
All’interno del Programma d’azione per l’ambiente, il principale
strumento operativo, anche per quanto riguarda l’ erogazione dei fondi, è
rappresentato dal progetto LIFE, progetto articolato in tre segmenti:
- LIFE
PAESI TERZI (investimenti in paesi extra UE)
- LIFE
AMBIENTE (investimenti nella ricerca di innovazioni metodologiche e tecniche
nella tutela ambientale)
- LIFE
NATURA (investimenti per la gestione e l’ampliamento della rete NATURA 2000)
La rete
“NATURA 2000” rappresenta un successo della politica ambientale europea; nata
con l’approvazione della cosiddetta direttiva “HABITAT” del 1992, consiste in
una rete di siti naturali il cui valore, in termini di habitat e biodiversità,
li rende degni della massima tutela. Tale sistema, oltre ad essere efficace sul
piano prettamente conservazionistico, ha permesso anche di definire un
patrimonio naturale comune europeo.
Oltre all’erogazione di fondi, le Istituzioni europee hanno anche
sviluppato un’ampia legislazione in materia di tutela ambientale. Alcuni aspetti
degni di nota di tale legislazione sono costituiti:
-
dall’affermazione del principio “Chi inquina paga” per quanto attiene
l’inquinamento idrico, atmosferico e acustico;
-
dall’istituzione nel 1994 dell’Agenzia europea per l’ ambiente, con sede a
Copenaghen in Danimarca. Tale agenzia è il più grande centro di ricerca e
raccolta dati sullo stato dell’ambiente e sulle politiche ambientali adottate in
Europa; Rappresenta inoltre un importante sede di discussione e di incontro sul
dette tematiche ambientali a livello continentale;
- dalla
creazione del marchio di qualità ecologica per i prodotti ecocompatibili;
- dal
blocco delle importazioni di stock di legname provenienti da aree del pianeta a
rischio;
-
dall’approvazione della direttiva REACH, che ha lo scopo di migliorare la
conoscenza dei composti chimici prodotti e importati da parte delle aziende del
settore.
L’Unione Europea, con i suoi stati membri, è impegnata a promuovere la
ratifica e l’attuazione di convenzioni internazionali quali la CITES
(Convenzione sul Commercio Internazionale di Specie in Pericolo) o il protocollo
di Kyoto (riduzione nel periodo 2008-2012 delle emissioni serra ai livelli del
1990).Quest’ultimo Trattato è degno di nota, al di là degli obiettivi modesti
raggiuntii, soprattutto perché ha visto sedere al tavolo delle trattative, non i
singoli Stati, ma la Commissione Europea, la quale, su mandato del Consiglio dei
Ministri, ha condotto le fasi negoziali a nome di tutta l’Unione Europea.
Si è,
quindi, potuto esprimere una posizione europea unitaria su un tema di
importanza globale.
Inoltre, il Consiglio europeo, riunitosi l’8 e il 9 Marzo 2007, ha deciso che
vengano attuati due obiettivi entro il 2020: la riduzione delle emissioni di
gas serra del 20% rispetto al 1990 (con l’opzione di arrivare al 30% se altri
paesi industrializzati come Usa, Cina e India aderiranno all’iniziativa) e
l’incremento del 20% dell’uso di fonti energetiche rinnovabili.
Seppur l’Europa rappresenti l’avanguardia nel campo delle politiche ambientali,
riteniamo che molti e decisi passi debbano ancora essere effettuati e proviamo,
in quest’ottica, ad offrire il nostro contributo di idee.
L’attuale modello di sviluppo economico presenta gravi contraddizioni
con la difesa dell’ambiente, stante che l’uomo antepone gli interessi economici
a quelli ambientali e sociali. Riteniamo necessario, quindi, creare un modello
di sviluppo sostenibile, dobbiamo concepire che trasporti, agricoltura, energia
e turismo possano essere organizzati in modo da non distruggere il nostro
ambiente o quanto meno limitare i danni.
E’ necessario inoltre sensibilizzare le nuove generazioni ad amare e
rispettare l’ambiente dando, in tal senso, un ruolo centrale alla scuola.
L’educazione ambientale dovrebbe avere degli standard comuni (programmi ,
progetti ,manifestazioni) a livello europeo, in quanto la salvaguardia
ambientale ,per avere successo,deve impegnare e unire le nuove generazioni di
europei in una sfida comune.
Il percorso educativo ambientale dei cittadini europei, potrebbe
raggiungere la sua soddisfacente attuazione con l’istituzione di un servizio
civile europeo obbligatorio che fornirebbe un imponente contributo solidaristico
alla società europea rafforzandone la coesione. Infatti se la natura non fosse
contaminata e se l’ambiente non si trovasse in uno stato di degrado, tutti ne
potremmo trarre beneficio migliorando la nostra qualità di vita. Altresì un
ambiente salubre non solo è garanzia per la nostra salute ma, contenendo la
spese sanitarie nazionali, implica un vantaggio collettivo.
Noi in qualità di Cittadini Europei, abbiamo il dovere di
assicurare alle generazioni future un mondo vivibile e pulito. Per realizzare
ciò andrebbero attuate una serie di politiche di emergenza, quali: a)il
rinnovamento della Politica Agricola Comune (PAC), secondo la quale si deve
ristabilire una agricoltura biologica attraverso ulteriori finanziamenti agli
agricoltori; b)l’apertura del mercato economico europeo ai paesi del Terzo
Mondo, in nome di una solidarietà che deve attraversare i confini europei ed
aiutare e non sfruttare i cosiddetti Paesi sottosviluppati.
Tal fine, a parer nostro è necessario attuare norme più
restrittive e sanzioni più onerose nella speranza che le industrie ed i
cittadini stessi possano responsabilizzarsi ulteriormente.
Noi vogliamo una Europa a misura d’uomo che riesca ad unire
giustizia, solidarietà e sicurezza. Noi siamo per lo sviluppo ma a patto che sia
sostenibile. Per concludere, noi vogliamo che la salvaguardia dell’ambiente ed
il diritto alla vivibilità debbano diventare un diritto costituzionalmente
garantito.
Il ruolo dell’Unione Europea, nell’ambito della politica
ambientale, deve essere quindi durevole e proiettato verso il soddisfacimento
delle esigenze delle generazioni future e, in considerazione di ciò, poniamo
l’attenzione sui seguenti punti:
-
assunzione di un ruolo di leadership dell’ UE nella lotta al
cambiamento climatico;
-
energia rinnovabile, finanziamento della ricerca scientifica in
tale ambito;
-
esigenza di una Costituzione vigente e vincolante per ogni Stato
membro;
-
istituzione di poteri federali garanti degli interessi comuni al
fine di attuare i principi di sussidiarietà e solidarietà.
Quindi soltanto tramite il superamento degli egoismi individuali e
nazionali e l’attuazione di una politica globale e coordinata si potrà
raggiungere l’obiettivo di una Europa unita e compatta, garante di un futuro
migliore all’insegna della salvaguardia dell’ambiente e della tutela della
persona. |