Al
termine della seconda guerra mondiale, dalla quale gli
Stati uscirono dilaniati, alcuni statisti lungimiranti
diedero vita a quella utopia d’Europa Unita che ai
nostri giorni possiamo considerare pronta a realizzarsi
grazie anche al nostro piccolo apporto.
L’Unione Europea è un’organizzazione internazionale, avviata nel 1950, di tipo
sopranazionale e intergovernativo, che dal 1° gennaio 2007 è composta da 27
Paesi indipendenti e democratici. L’Unione comprende il mercato interno
caratterizzato da una moneta unica: l’euro, regolamentato dalla Banca Centrale
Europea e attualmente adottato da 13 dei 27 Stati membri. L’Unione è dunque un
organismo istituzionale e giuridico “sui generis” al quale gli Stati membri
delegano parte della sovranità nazionale.
Con la nascita dell’Unione Europea, sono emersi dei vantaggi in campo economico,
culturale e sociale. L’introduzione del “mercato interno” della moneta unica ha
favorito il libero scambio delle merci all’interno dei Paesi membri, nonché dei
vantaggi nell’importazione e nell’esportazione con l’estero; ha portato anche
una maggiore stabilità nelle finanze abbassando, per esempio, il tasso di
interesse, specifico per ogni paese, ad un valore comune; oltre all’abolizione
delle dogane sono state abolite anche le barriere culturali, migliorando lo
scambio intellettuale e ampliando le opportunità lavorative.
E’ opinione comune che l’Unione Europea non finanzi e non si adoperi
adeguatamente riguardo varie iniziative e progetti inerenti gli scambi culturali
tra i Paesi dell’Unione e non. In questi tre giorni di lavoro, tuttavia, ci
siamo resi conto che questi progetti e queste manifestazioni in realtà esistono,
ma non sono largamente pubblicizzati. Proponiamo quindi non un incremento dei
progetti, che riteniamo essere in un numero abbastanza rilevante, ma piuttosto
una più larga informazione e pubblicizzazione.
La formazione permanente è un processo continuo che dà la possibilità,
attraverso il potenziamento delle proprie capacità sia a livello scolastico che
extrascolastico, di acquisire piena “cittadinanza sociale”, creando un nuovo
modello di “socio-sostenibilità”, idoneo, in ogni situazione, ad ampliare i
propri orizzonti, ad abbattere ogni barriera culturale ed allargare, allo stesso
tempo, le proprie prospettive lavorative.
Secondo l’articolo 150 (numerazione attuale) del Trattato CE, la Comunità ha il
compito di contribuire alla sviluppo della formazione professionale permanente e
di qualità, incentivando la cooperazione tra gli Stati membri, sostenendo e
integrando la loro azione, in particolare per sviluppare la dimensione europea
dell’istruzione, armonizzandola, favorendo inoltre la mobilità e promuovendo la
cooperazione europea fra gli istituti scolastici ed universitari. Non si tratta
semplicemente di ampliare l’offerta formativa, quanto di elevare la qualità
della formazione, accrescendo la flessibilità del sistema, dando la possibilità
di personalizzare il percorso formativo.
Fra i principali obiettivi dell’Unione Europea, vi sono sempre stati gli scambi
sia di risorse che di conoscenze. Ma non bisogna dimenticare che essa ha
agevolato anche gli spostamenti di risorse umane, in quanto l’annullamento delle
barriere presenti tra Stato e Stato ha favorito la libera circolazione di
studenti e lavoratori.
Infatti, grazie all’Unione Europea il cittadino di uno degli Stati membri può
recarsi in un altro senza bisogno del passaporto e può risiedervi effettuando
adempimenti meno onerosi rispetto agli extra-comunitari.
Gli studenti tramite progetti come l’”Erasmus” ed il “Comenius” hanno pertanto
la possibilità di conoscere nuovi metodi di studio e nuove forme di pensiero,
ampliando così i propri orizzonti culturali e favorendo l’integrazione.
Anche i lavoratori usufruiscono di agevolazioni in quanto hanno la possibilità
di trovare lavoro in altri Paesi dell’Unione Europea alle stesse condizioni dei
cittadini del Paese ospitante, di ampliare le proprie competenze e di
aggiornarle in relazione ai nuovi metodi ed alle nuove tecnologie, permettendo
così a ciascun cittadino europeo di trovare il proprio posto nella società,
partecipando così attivamente alla vita, allo sviluppo ed al progresso
dell’Europa.
Affinché sia possibile che un cittadino possa viaggiare e lavorare negli altri
Stati membri, deve essere in grado di comunicare con i concittadini europei
attraverso l’utilizzo delle lingue più comunemente diffuse, che devono quindi
essere studiate costituendo così una parte fondamentale delle formazione
individuale.
Gli scambi non devono limitarsi solo al campo socio-economico, ma devono anche
riguardare gli aspetti culturali, ed in particolare l’ambito artistico-musicale,
favorendo così la formazione di uno standard culturale europeo.
A seguito della rivoluzione tecnologica, lo sviluppo economico è ormai
strettamente legato al problema energetico con il quale siamo costretti a
confrontarci ogni giorno. Ciò ci riconduce a due macro–temi:
l’approvvigionamento e la sicurezza dei rifornimenti provenienti dai Paesi non
membri dell’Unione Europea. Riteniamo pertanto opportuna l’attuazione di
specifiche strategie politiche, che regolamentino pacificamente il problema
energetico.
La formazione di un mercato comune ha portato ad azioni di libero scambio che
prevedono l’eliminazione di tutti gli ostacoli ed alla libera circolazione di
persone, merci, servizi e capitali.
Per quanto riguarda la tutela dei diritti dei produttori e dei consumatori,
l’Unione Europea ed i Paesi membri dovrebbero instaurare apposite commissioni di
controllo dei prezzi, nonché, tramite l’azione coordinata dei governi,
monitorare l’andamento dei mercati d’intesa con i sindacati, che dovrebbero ben
strutturarsi anche a livello europeo per meglio tutelare i diritti dei
lavoratori.
L’Unione Europea ed i Paesi membri devono regolare in modo ottimale i rapporti
di libero scambio interni ed esterni. I vantaggi di un mercato comune riguardano
la concorrenza che dà possibilità ai consumatori di una maggiore scelta, ma può
produrre anche svantaggi, come evidenziato nel campo della libera circolazione
dei servizi (direttiva Bolkenstein), che avrebbe potuto creare malcontento in
determinate categorie di lavoratori autonomi che ritenevano troppo
concorrenziale l’entrata nell’Unione Europea dei Paesi dell’Est.
In campo internazionale, per effetto della globalizzazione, l’Unione Europea,
nelle sedi competenti, dovrebbe mirare alla regolamentazione del prezzo delle
merci prodotte dalle imprese non comunitarie ed immesse nel nostro Mercato
Comune. Basti pensare ai prodotti dei paesi asiatici, ad esempio Cina ed India,
che per la manodopera sottopagata e i bassi costi di produzione non hanno
rivali. Per raggiungere un progresso collettivo in Europa e superare la
concorrenza dei Paesi emergenti, l’Unione Europea deve incentivare la ricerca,
mettere in comune i risultati ottenuti in campo scientifico ed aumentare in
detti settori gli investimenti per non rimanere svantaggiata nel mercato
internazionale.
Il benessere di un paese non è però una cifra indicata nel PIL, ma è il
risultato di tutto un processo di atti convergenti verso un unico obiettivo:
equilibrio tra domanda e offerta sia in ambito pubblico che privato e benessere
inteso come equilibrato sviluppo della qualità della vita.
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