Le esperienze e le buone
pratiche di accoglienza e di integrazione della Sicilia a
confronto
BUONE PRATICHE
Fare uscire da una condizione di
inattività e passività i migranti e suscitare nella comunità
locale che li accoglie la consapevolezza di ospitare una
risorsa per il territorio e non un corpo estraneo: è stato
questo l'obiettivo raggiunto da un percorso di integrazione
avviato dalla prefettura di Palermo nei comuni di San
Giuseppe Jato e Piana degli Albanesi, dove i migranti hanno
svolto lavori socialmente utili come la manutenzione del
verde urbano.
Un esperimento realizzato grazie a un
protocollo intrapreso con i sindaci che ospitano centri di
accoglienza che lo hanno adottato in giunta, consentendo
così ai migranti di lavorare per sei mesi su base volontaria
e sotto copertura assicurativa.
È solo una delle buone pratiche
emerse durante l’incontro su
"Italia e migranti, le politiche europee e le
proposte" organizzato
dalla rappresentanza in Italia della commissione europea e
dai centri di informazione Europe Direct, nell’aula magna
del dipartimento di scienze economiche dell’Università di
Palermo.
Una necessità dettata anche dai
numeri degli ultimi arrivi diffusi alla conferenza: a
Palermo, nel solo biennio 2014-2015 si sono registrati 40
sbarchi con oltre 17mila migranti, di cui 2134 minori,
mentre dal 2016 a oggi sono stati 21 gli sbarchi con oltre
12 mila migranti, tra questi, 2146 i minori e 1581 quelli
non accompagnati, un dato quasi triplicato rispetto al 2015.
«L'Italia
in fatto di integrazione non è seconda a nessuno e Palermo
ha tante buone pratiche da mostrare al resto d’Europa
- ha detto
Beatrice Covassi,
rappresentante in Italia della commissione europea -
solo l’anno scorso nel nostro Paese sono stati registrati
circa 180mila arrivi, non è un fenomeno di fronte al quale
eravamo attrezzati, ma è necessario, per questo è importante
guardare alle buone pratiche».
Tra queste, c'è un’ipotesi di lavoro
lanciata dal prefetto
di Palermo Antonella De Miro
alla quale starebbero guardando altre regioni, cioè
garantire la continuità scolastica ai minori in procinto di
compiere la maggiore età tramite un tavolo tecnico operativo
permanente tra scuola, comune e prefettura.
«Il problema di fondo sul tema
dell’accoglienza è un deficit di solidarietà - ha detto
l’europarlamentare Caterina Chinnici - è importante adeguare
la legislazione europea con la riforma del sistema di
Dublino e al tempo stesso far conoscere le buone pratiche
che pur con pochi mezzi riusciamo a realizzare, farle
conoscere è un sistema che può aiutare a sollecitare la
solidarietà».
«Nel 2012 eravamo
consapevoli di essere sull'orlo del baratro, la nostra era
una regione pronta per il default. Oggi abbiamo assistito al
risanamento dei conti della sanità, abbiamo entrate certe e
uscite coperte, non vogliamo dire di essere la prima
regione, ma certo siamo degni di attenzione perché abbiamo
fatto un lavoro straordinario, spesso in solitudine e con
scelte poi risultate impopolari. Quindi non è che la
politica non ne abbia condiviso gli obiettivi, ma la
responsabilità delle scelte, con i continui attacchi da
parte di quella parte di maggioranza che pur essendo parte
del governo poi si è tirata fuori».
Lo ha detto la
vicepresidente della Regione,
Mariella Lo Bello, intervenendo all’incontro
su «Italia e migranti, le politiche europee e le
proposte» organizzato dalla rappresentanza in Italia
della commissione europea e dai centri di
informazione Europe Direct. "Finora non c'è stato un
buon dialogo con il parlamento siciliano - ha aggiunto
Lo Bello - spero che da qui alle elezioni possa
riconoscere quanto fatto. Con i conti a posto e con le
risorse della comunità europea possiamo evitare di far
ricomparire gli stessi fantasmi del passato.