La comunicazione all’interno dell’area europea è molto deficitaria.
È quanto è emerso durante il seminario per i giornalista regionali e locali organizzato dall’Ufficio per l’Italia del Parlamento europeo, la Rappresentanza in Italia della Commissione europea e Europe Direct-Euromed Carrefour Sicilia.
La comunicazione assume grande rilevanza per fare capire ai cittadini italiani l’importanza dell’Unione europea e tutto ciò che con i fondi europei si è riusciti a costruire. “In questo senso i giornalisti dei media - spiega il Consigliere della Commissione europea Pier Virgilio Dastoli - e della stampa hanno una grande responsabilità, quella di rappresentare correttamente ciò che fa l’Europa”. La comunicazione sulla politica regionale è quantitativamente e qualitativamente scadente, cioè si informa poco e si informa male. Invece si dovrebbero informare i cittadini che tante cose vengono fatte perché ci sono dei soldi che provenienti da Bruxelles. “L’altro giorno la Commissione Europea ha presentato il quinto rapporto sulla politica di coesione – continua Dastoli – che è interessante perché dà un po’ l’idea di quello che è stato fatto, per esempio, fra il 2000 e il 2006 e quello che si sta facendo adesso attraverso questi soldi comunitari da cui risulta che: il 60% della rete autostradale europea è stata fatta grazie ai soldi europei, l’80% delle grandi linee ferroviarie ad alta velocità è stata fatta grazie ai fondi europei”.
A livello europeo si sta cercando di ovviare a questo gap informativo migliorando l’accesso alle informazioni da parte dei cittadini. La Commissione europea sta facendo una grande iniziativa affinché la maggior parte dei cittadini europei possano essere collegata via internet attraverso l’estensione della banda larga o l’accesso dei cittadini ad internet.
Tuttavia è stato rilevato che solo sei milioni di italiani leggono il giornale e il resto viene informato tramite la televisione. “Purtroppo le nostre televisioni – commenta Dastoli – sono diseducative e perciò c’è una forte responsabilità dei professionisti che fanno televisione, attraverso cui passano le informazioni essenziali su ciò che accade nel nostro Paese e in Europa”. Per veicolare le informazioni sull’Europa spesso si sono cercate e si continuano a sperimentare nuove strategie rispetto ai classici contenitori come i telegiornali o i talk show. Spesso i giornalisti sostengono che si parla in tv d’Europa il telespettatore con lo zapping cambia canale, perché l’Europa non interessa. “Dobbiamo offrire delle informazioni sull’Europa attraverso altri strumenti – prosegue Dastoli – per esempio utilizzando i grandi contenitori come Uno Mattina, Domenica in, cioè contenitori di grande ascolto. Noi stiamo lavorando all’idea di fare delle fiction sui Padri dell’Europa. Tutto ciò per spingere i cittadini a conoscere meglio l’Europa anche attraverso delle opere come le fiction”.
C’è un regolamento della Commissione europea che stanzia il 4% del Pil in materia di comunicazioni per le Regioni, che però spendono male sul loro territorio. “Non siamo in grado di spiegare ai cittadini cosa è l’Unione europea. Dobbiamo convincere i cittadini del valore aggiunto della politica di coesione europea. Senza l’ausilio dei mezzi di comunicazione noi abbiamo perso il consenso dell’opinione pubblica. Le Regioni hanno fatto una politica autoreferenziale – conclude Dastoli – là dove si sono conclusi dei lavori con i fondi europei”.
Ci sono anche degli esempi virtuosi di comunicazione europea che però risultano essere delle oasi in un deserto. Si tratta della rappresentanza in Italia della Commissione europea per quanto riguarda il settore stampa, che si occupa di informare Bruxelles sugli ultimi sviluppi sulle ultime tendenze della stampa italiana e di informare la stampa italiana su cosa bolle in pentola a Bruxelles sulle ultime politiche sulle ultime sugli ultimi sviluppi della politica europea.
Il rappresentante in Italia della Commissione Europea, Stefano Castellacci, spiega come: “Noi siamo attivissimi sul territorio con i giornalisti organizzando interviste, comunicati stampa, conferenze stampa. L’obiettivo è sempre quello di informare i giornalisti e renderli più consapevoli delle politiche europee. Tra gli strumenti di comunicazione che noi adottiamo c’è il nostro sito web: www.ec.europa.eu/italia poi abbiamo una fitta rete di contatti personali che ricevono le nostre comunicazioni. Abbiamo una newsletter mensile e una che più o meno lanciamo ogni tre giorni. Quella mensile è una newsletter di approfondimento, che ha anche firme di giornalisti illustri come Gramaglia e Cacace, mentre l’altra newsletter ha l’obbiettivo di informare sulle novità presenti sul sito”.
In Italia c’è una vecchia legge la n. 69 del 1963 che regolamenta l’operato dei giornalisti. È una legge che non poteva tenere conto di tutte le dinamiche sociali che si sono sviluppate in questi ultimo cinquantennio. “Come Ordine dei giornalisti – spiega il presidente dell’Ordine dei giornalisti per la Sicilia, Vittorio Corradino – abbiamo avuto in tutti questi anni la necessità di darci nuovi codici di autoregolamentazione, nuovi interventi di regolamentazione della professione giornalistica. La formazione è in primo piano per ovviare alla disinformazione in materia di comunicazione europea e non solo. “Gli strumenti della comunicazione europea – conclude Corradino – sono quelli dell’aggiornamento dei giornalisti che operano in questo settore, perché quello che occorre ribadire con forza è la necessità che oggi ci sia una maggiore professionalità dei giornalisti che venga fuori anche da interventi di formazione”.