25/11/2013
BRUXELLES - L'Italia resta,
nonostante la crisi, il paese Ue dal tessuto imprenditoriale più ricco con
il numero record di 3,843 milioni di imprese nel 2011, di cui la stragrande
maggioranza micro. E sono proprio queste a detenere anche il record di
occupati, ben il 46%. La situazione, però, è tutt'altro che rosea: le
imprese italiane sono anche quelle che, a livello europeo, più vedono
crollare fatturato e profitti, e allo stesso tempo aumentare debiti e
difficoltà nell'accesso al credito. E se il 2014, sulla scia della ripresa,
sembra profilarsi migliore per le pmi europee, restano cruciali i nuovi
fondi Ue dei programmi Cosme e Horizon 2020, in arrivo con un ammontare mai
così alto nella storia di Bruxelles.
Secondo quanto emerge dagli ultimi dati Eurostat relativi al 2011, l'Italia,
con i suoi oltre 3,8 milioni di imprese, stacca di gran lunga la Francia,
seconda con 2,5 milioni di aziende, poi la Germania (2,1 mln) e la Spagna (2
mln). Di questi 3,8 milioni di aziende italiane, ben il 94,8% sono
microimprese, solo il 5,2% sono pmi e appena lo 0,1% sono grandi imprese.
Queste danno lavoro in totale a quasi 15 milioni di persone, di cui la
maggior parte (46%) è impiegata nelle microimprese. Queste ultime hanno un
ruolo occupazionale così chiave solo in Portogallo, dove rappresentano il
42% degli occupati. In termini di fatturato, però, l'Italia arranca: nel
2011 è stato pari a 2.932 miliardi di euro, nettamente staccato dai 5.569
del top della Germania, e inferiore ai 3.621 mld della Francia e ai 3.519
mld della Gran Bretagna.
A fare la parte del leone, ancora una volta le microimprese italiane, che
hanno pesato per il 25,2% del fatturato, al terzo posto in Ue dopo le estoni
(31%) e le cipriote (27%). Dal rapporto Ue 2013 sull'accesso al credito,
però, emergono più ombre che luci: a fronte di una maggioranza di paesi in
cui la situazione è in miglioramento, le imprese italiane nel 2013
registrano tra i maggiori cali Ue (insieme a Spagna, Grecia, e Cipro) nel
fatturato (-29%), nei profitti (-49%) e nei margini (-55%, in netto
peggioramento dal -39% del 2011).
Ben il 61% delle pmi italiane si trova in una situazione finanziaria in
deterioramento, le sole insieme a quelle cipriote a veder ancora peggiorare
la situazione rispetto al 2011 (50%), anche sul fronte del rapporto debiti/asset
(+14%). Le aziende italiane chiedono ormai prestiti non per investimenti
(32%) ma soprattutto per assicurare la liquidità (58%). In questo contesto
arriva l'impegno della Commissione Ue per il 2014-2020, con i 2,3 mld di cui
1,4 per prestiti e venture capital del programma Cosme, e con una parte dei
70 mld di Horizon 2020, mentre è partita sotto la guida del commissario
all'industria Antonio Tajani la Settimana europea delle pmi.
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