Intervento pubblicato
su il Sole 24 Ore il 26 ottobre scorso.
Dar
prova di grandezza sulle cose grandi e farsi piccola sulle cose piccole:
così dev'essere l'Europa.
La crisi economica ha
evidenziato la necessità di liberare le imprese degli ostacoli superflui per
stimolare la crescita e l'occupazione.
Ecco il messaggio che ho
portato all'ultimo Consiglio europeo.
Le possibilità economiche, così come i problemi sociali, attraversano le
frontiere con sempre maggiore facilità, allo stesso modo molte soluzioni
politiche possono affermarsi soltanto trascendendo i confini nazionali.
Tuttavia, per avere un ruolo più incisivo e più efficace l'Unione europea
deve poter contare su un sostegno entusiastico da parte dei cittadini,
mentre è innegabile che oggi sono molti, tra cittadini e imprese, a nutrire
perplessità sull'UE, nella quale ravvisano la fonte di oneri burocratici
eccessivi e, troppo spesso, di ingerenze inopportune.
Questi timori meritano una
risposta e noi stiamo rispondendo.
In un impegno senza precedenti
per portata e obiettivi, nel quadro del programma REFIT abbiamo passato in
rassegna tutta la normativa dell'UE, proponendo interventi concreti per
snellirla e semplificarla e per ridurne i costi. L'azione riguarda tutti i
settori politici, senza però che ne siano rimessi in discussione gli
obiettivi di fondo. Prestiamo ascolto alle imprese e agli altri portatori
d'interesse e agiamo in risposta alle loro preoccupazioni. In una
consultazione paneuropea la Commissione ha chiesto alle imprese quali siano
i 10 principali oneri che pesano sulla loro attività. Una relazione del
settore pubblicata la settimana scorsa nel Regno Unito riprende molte delle
argomentazioni già sostenute nel nostro lavoro.
Verifichiamo, oggi più che
mai, che la normativa europea non sia eccessiva, che le regole necessarie
siano snelle e chiare come chiedono le imprese e che sia evitata qualsiasi
regolamentazione superflua o sbilanciata.
È un principio democratico
fondamentale che le decisioni politiche vanno assunte al livello
appropriato, sia esso locale, nazionale o europeo. Per rinsaldare l'unione
tra i cittadini europei occorre che le decisioni siano adottate nel modo più
trasparente e più vicino alla gente possibile.
Non tutto va deciso a livello europeo. L'Europa deve intervenire solo quando
può apportare valore aggiunto. In caso contrario, deve astenersi. Attuando
questo programma di adeguatezza del diritto, l'UE dimostra la sua capacità
di fissarsi priorità sia positive sia negative.
Negli ultimi anni abbiamo
fatto grandi progressi: dal 2005 la Commissione ha abrogato 5590 atti
giuridici; tra il 2007 e l'anno scorso gli oneri amministrativi a carico
delle imprese sono diminuiti del 26%, con un risparmio sui costi dell'ordine
di 32,3 miliardi di euro, proprio nel momento in cui le imprese e i
cittadini europei ne hanno più bisogno. Stiamo alleviando l'onere che
incombe sulle piccole e medie imprese, ad esempio allentando le disposizioni
sugli apparecchi di controllo usati nel trasporto stradale, introducendo la
fatturazione elettronica dell'IVA, semplificando le regole e gli oneri per
le PMI del settore chimico e proponendo, proprio questa settimana, una nuova
dichiarazione IVA standard.
Soprattutto, abbiamo cambiato
il modo di fare diritto europeo: elaborando valutazioni d'impatto di prima
qualità, ispirandoci maggiormente all'esperienza maturata da chi opera sul
campo, traendo insegnamento dall'analisi dell'impatto della normativa o del
settore d'intervento.
Questa settimana ci
spingiamo oltre:
esortiamo gli Stati membri e il Parlamento europeo ad adottare infine 21
proposte importanti già inserite nell'iter dei lavori, volte ad esempio a
migliorare la regolamentazione sulla sicurezza dei consumatori e a snellire
le procedure applicabili agli appalti pubblici.
Entro la fine del 2014 la
Commissione avrà effettuato quasi 50 valutazioni, i cosiddetti "check-up",
degli oneri normativi esistenti in una serie di settori, concentrandosi in
particolare su ambiente, occupazione e industria.
Siamo impazienti di poter
trarre le conclusioni da questo processo e agire di conseguenza.
Abbiamo individuato con chiarezza quali sono le iniziative da abbandonare e
le leggi di cui proporre l'abrogazione, perché non tutto richiede
l'intervento dell'UE. Ad esempio, non proporremo norme europee per
combattere il mal di schiena né, nonostante le richieste del settore, norme
di sicurezza per gli acconciatori: l'ambito non necessita di una normativa
di livello di UE, perché non spetta a noi decidere quali calzature debba
indossare il nostro parrucchiere. Riprenderemo in mano proposte che sono da
anni all'esame del Parlamento europeo e del Consiglio senza approdare da
nessuna parte.
Non si tratta di preclusioni
ideologiche ma di ammettere che alcuni aspetti non richiedono l'intervento
dell'UE: una proposta che non ha il sostegno degli Stati membri non può
costituire una priorità per l'UE e non può assorbire indebitamente tempo ed
energie che potrebbero essere dedicati più proficuamente ad altre cause.
Oggi più che mai l'Europa si concentra sui temi in cui può apportare il più
grande valore aggiunto e si fa da parte quando ciò non è possibile.
Ci sarà sempre chi chiederà
l'intervento dell'Europa su ogni possibile aspetto della vita delle persone,
ma dobbiamo trovare il punto di equilibrio individuando i casi nei quali le
decisioni vanno prese ad altri livelli. La normativa europea in vigore deve
rispondere allo scopo per cui è stata adottata. È ovvio che, in un mercato
unico formato da 28 Stati membri, un certo grado di regolamentazione è
necessario: si tratta di regole che spesso sostituiscono 28 ordinamenti
nazionali, riducendo notevolmente gli oneri burocratici a carico delle
imprese europee. Però è fondamentale che le nuove proposte apportino un
valore aggiunto, che non impongano oneri superflui e che presentino una
prospettiva realistica di adozione.
Le leggi inutili
indeboliscono le leggi necessarie.
In questo momento storico non
possiamo permetterci un quadro normativo europeo che abbia al suo interno
elementi che ne minano l'efficacia. Nei settori in cui sono necessarie una
maggiore integrazione e una più intensa regolamentazione non avremo paura di
metterci alla guida dell'impegno necessario; ma quando è possibile
conseguire meglio gli obiettivi in modi e a livelli diversi, quando bisogna
togliere per ottenere di più e quando semplicità è sinonimo di maggiore
intelligenza, non esiteremo a dirlo.
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