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attualità    
Più semplice e più efficace – rimettiamo in forma il diritto dell'UE
di José Manuel Durão Barroso, Presidente della Commissione europea
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Intervento pubblicato su il Sole 24 Ore il 26 ottobre scorso. 

Dar prova di grandezza sulle cose grandi e farsi piccola sulle cose piccole: così dev'essere l'Europa.

La crisi economica ha evidenziato la necessità di liberare le imprese degli ostacoli superflui per stimolare la crescita e l'occupazione.

Ecco il messaggio che ho portato all'ultimo Consiglio europeo.
Le possibilità economiche, così come i problemi sociali, attraversano le frontiere con sempre maggiore facilità, allo stesso modo molte soluzioni politiche possono affermarsi soltanto trascendendo i confini nazionali. Tuttavia, per avere un ruolo più incisivo e più efficace l'Unione europea deve poter contare su un sostegno entusiastico da parte dei cittadini, mentre è innegabile che oggi sono molti, tra cittadini e imprese, a nutrire perplessità sull'UE, nella quale ravvisano la fonte di oneri burocratici eccessivi e, troppo spesso, di ingerenze inopportune.

Questi timori meritano una risposta e noi stiamo rispondendo.

In un impegno senza precedenti per portata e obiettivi, nel quadro del programma REFIT abbiamo passato in rassegna tutta la normativa dell'UE, proponendo interventi concreti per snellirla e semplificarla e per ridurne i costi. L'azione riguarda tutti i settori politici, senza però che ne siano rimessi in discussione gli obiettivi di fondo. Prestiamo ascolto alle imprese e agli altri portatori d'interesse e agiamo in risposta alle loro preoccupazioni. In una consultazione paneuropea la Commissione ha chiesto alle imprese quali siano i 10 principali oneri che pesano sulla loro attività. Una relazione del settore pubblicata la settimana scorsa nel Regno Unito riprende molte delle argomentazioni già sostenute nel nostro lavoro.

Verifichiamo, oggi più che mai, che la normativa europea non sia eccessiva, che le regole necessarie siano snelle e chiare come chiedono le imprese e che sia evitata qualsiasi regolamentazione superflua o sbilanciata.

È un principio democratico fondamentale che le decisioni politiche vanno assunte al livello appropriato, sia esso locale, nazionale o europeo. Per rinsaldare l'unione tra i cittadini europei occorre che le decisioni siano adottate nel modo più trasparente e più vicino alla gente possibile.
Non tutto va deciso a livello europeo. L'Europa deve intervenire solo quando può apportare valore aggiunto. In caso contrario, deve astenersi. Attuando questo programma di adeguatezza del diritto, l'UE dimostra la sua capacità di fissarsi priorità sia positive sia negative.

Negli ultimi anni abbiamo fatto grandi progressi: dal 2005 la Commissione ha abrogato 5590 atti giuridici; tra il 2007 e l'anno scorso gli oneri amministrativi a carico delle imprese sono diminuiti del 26%, con un risparmio sui costi dell'ordine di 32,3 miliardi di euro, proprio nel momento in cui le imprese e i cittadini europei ne hanno più bisogno. Stiamo alleviando l'onere che incombe sulle piccole e medie imprese, ad esempio allentando le disposizioni sugli apparecchi di controllo usati nel trasporto stradale, introducendo la fatturazione elettronica dell'IVA, semplificando le regole e gli oneri per le PMI del settore chimico e proponendo, proprio questa settimana, una nuova dichiarazione IVA standard.

Soprattutto, abbiamo cambiato il modo di fare diritto europeo: elaborando valutazioni d'impatto di prima qualità, ispirandoci maggiormente all'esperienza maturata da chi opera sul campo, traendo insegnamento dall'analisi dell'impatto della normativa o del settore d'intervento.

Questa settimana ci spingiamo oltre: esortiamo gli Stati membri e il Parlamento europeo ad adottare infine 21 proposte importanti già inserite nell'iter dei lavori, volte ad esempio a migliorare la regolamentazione sulla sicurezza dei consumatori e a snellire le procedure applicabili agli appalti pubblici.

Entro la fine del 2014 la Commissione avrà effettuato quasi 50 valutazioni, i cosiddetti "check-up", degli oneri normativi esistenti in una serie di settori, concentrandosi in particolare su ambiente, occupazione e industria.

Siamo impazienti di poter trarre le conclusioni da questo processo e agire di conseguenza.
Abbiamo individuato con chiarezza quali sono le iniziative da abbandonare e le leggi di cui proporre l'abrogazione, perché non tutto richiede l'intervento dell'UE. Ad esempio, non proporremo norme europee per combattere il mal di schiena né, nonostante le richieste del settore, norme di sicurezza per gli acconciatori: l'ambito non necessita di una normativa di livello di UE, perché non spetta a noi decidere quali calzature debba indossare il nostro parrucchiere. Riprenderemo in mano proposte che sono da anni all'esame del Parlamento europeo e del Consiglio senza approdare da nessuna parte.

Non si tratta di preclusioni ideologiche ma di ammettere che alcuni aspetti non richiedono l'intervento dell'UE: una proposta che non ha il sostegno degli Stati membri non può costituire una priorità per l'UE e non può assorbire indebitamente tempo ed energie che potrebbero essere dedicati più proficuamente ad altre cause. Oggi più che mai l'Europa si concentra sui temi in cui può apportare il più grande valore aggiunto e si fa da parte quando ciò non è possibile.

Ci sarà sempre chi chiederà l'intervento dell'Europa su ogni possibile aspetto della vita delle persone, ma dobbiamo trovare il punto di equilibrio individuando i casi nei quali le decisioni vanno prese ad altri livelli. La normativa europea in vigore deve rispondere allo scopo per cui è stata adottata. È ovvio che, in un mercato unico formato da 28 Stati membri, un certo grado di regolamentazione è necessario: si tratta di regole che spesso sostituiscono 28 ordinamenti nazionali, riducendo notevolmente gli oneri burocratici a carico delle imprese europee. Però è fondamentale che le nuove proposte apportino un valore aggiunto, che non impongano oneri superflui e che presentino una prospettiva realistica di adozione.

Le leggi inutili indeboliscono le leggi necessarie.

In questo momento storico non possiamo permetterci un quadro normativo europeo che abbia al suo interno elementi che ne minano l'efficacia. Nei settori in cui sono necessarie una maggiore integrazione e una più intensa regolamentazione non avremo paura di metterci alla guida dell'impegno necessario; ma quando è possibile conseguire meglio gli obiettivi in modi e a livelli diversi, quando bisogna togliere per ottenere di più e quando semplicità è sinonimo di maggiore intelligenza, non esiteremo a dirlo.
 

Europa & Mediterraneo 01/11/2013
Notiziario settimanale di Euromed Carrefour Sicilia - Autorizzazione Tribunale di Palermo n. 26 del  20/21.10.1998