La pressione
per voltare pagina in Europa e mettere fine all'austerita'
e' sempre piu' forte, soprattutto dopo che le previsioni
economiche della Commissione hanno certificato la debolezza
dell'eurozona e la difficolta' a rimettere in moto
l'economia. E la battaglia tra rigore e crescita
entra ora nella sua fase finale, per chiudersi nel vertice
europeo di giugno che decretera' il vincitore. |
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I segnali della svolta che
sembra ormai a portata di mano gia' ci sono: Bruxelles ha concesso due
anni in piu' a Francia e Spagna per risanare i conti e far scendere il
deficit, e la Germania ha dato il suo benestare. L'Italia, che si
aspetta di uscire dalla procedura per deficit eccessivo a fine
mese, e' lasciata ancora un po' sulla graticola: la Commissione vuole
vedere prima le intenzioni del nuovo governo, il suo impegno a
rispettare gli obiettivi di bilancio pattuiti con il governo Monti,
e soprattutto vuole vedere il piano per rilanciare l'economia. La
debolezza e' ormai strutturale, fanno notare in Commissione, quindi il
Paese ha bisogno di interventi radicali per affrontare le difficolta' e
per sostenere l'occupazione in caduta libera.
Sara' l'Eurogruppo di
lunedi' a fare l'esame al nuovo governo Letta: fonti hanno gia' fatto
sapere che e' prevista una presentazione del piano di riforme e di
quello di risanamento da parte del ministro dell'economia Fabrizio
Saccomanni, che rispondera' successivamente alle domande dei colleghi.
Le richieste dell'Europa saranno di due tipi: dall'Italia
vogliono conoscere come rispettera' gli impegni su conti, cioe' come
coprira' gli interventi sull'imu e sull'iva, e qual e' la scaletta delle
riforme per rilanciare la crescita. ''La crescita in Italia manca da
troppo'', spiega una fonte dell'eurogruppo, secondo cui non c'e' tempo
da perdere per un Paese con tale difficolta' di sviluppo.
Se anche all'Italia verra'
dato credito, e sara' quindi chiusa la procedura per deficit il 29
maggio quando la Commissione presentera' le 'raccomandazioni
specifiche per Paese', la battaglia per la crescita sara' gia' un
pezzo avanti. A quel punto il confronto tra i capi di Stato e di Governo
nel summit di giugno sara' piu' semplice, e lo schieramento
pro-crescita, guidato da Francia, Italia e Spagna, avra' piu' chance di
convincere i rigoristi tedeschi, finlandesi e austriaci.
Ma se la Merkel non si e'
opposta alla flessibilita' sui conti dimostrata dalla Commissione con
Francia e Spagna, non e' detto che sia disponibile a ulteriori
concessioni, soprattutto qualora esse significassero contribuire col
proprio portafoglio al rilancio della crescita nei Paesi deboli. Una
solidarieta' che la Merkel non puo' far capire ai suoi cittadini, e
comunque a quattro mesi dalle elezioni non si assumerebbe il rischio di
spiegargliela.