La
Commissione Cultura del Parlamento europeo ha votato una risoluzione in cui
si afferma l'alto potenziale dell'industria culturale e creativa europea e
si formulano richieste per renderla sistematica.
La cultura contribuisce al Pil europeo in una misura che oscilla fra il 3,3
e il 4,8%, dando lavoro a 7 milioni di persone.
Per la relatrice del testo, la francese Marie-Thérèse Sanchez-Schmidt, il
trend dell'industria culturale è e deve essere crescente e perciò deve
essere guidato a stabilizzare e aumentare le opportunità di lavoro, specie
quello giovanile.
Meno tasse
Per decollare, si
afferma, l'industria culturale ha bisogno di un alleggerimento del peso
fiscale.
La Commissione Cultura non ha approvato la proposta di Sanchez Schmidt di
ridurre l'Iva sul beni culturali.
Ha però evidenziato la necessità di un'armonizzazione delle imposte sui beni
culturali, soprattutto allo scopo di facilitare il lavoro transfrontaliero
delle Pmi.
Il testo adottato parla anche di supportare i partenariati pubblico privati,
le iniziative di sostegno (sponsorizzazioni) e l'accesso facilitato ai
programmi come Media ed Europa Creativa.
Formazione e lavoro
Considerato che una buona fetta dei lavori creati dall'industria creativa e
culturale sono destinati ai giovani, le università e i centri di formazione
in genere dovrebbero allineare la propria azione al tema
dell'imprenditorialità, ossia indirizzarsi a seminare la cultura della
creazione d'azienda. In tal senso vanno esplorate le sinergie fra centri di
ricerca e aziende già affermate, in modo da creare patti per lo scambio di
conoscenze e best practice professionali.
Tesserino d'artista
Infine il testo invita a creare uno status sociale di professionista
indipendente nel campo culturale e creativo, che sia riconosciuto da
assicurazioni, fondi pensione, assistenza sociale e che preveda il
riconoscimento di sussidi per i periodi di non impiego.
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