BRUXELLES
- L'Italia deve attuare le regole Ue contro l'evasione fiscale o rischia di
essere deferita davanti alla Corte di Giustizia Ue. E' il monito della
Commissione Ue, che ha inviato all'Italia e a Belgio, Grecia, Polonia e
Finlandia un parere motivato (seconda tappa della procedura d'infrazione),
per non averla informata del recepimento della direttiva Ue sulla
cooperazione amministrativa. Questa doveva essere applicata dal primo
gennaio e riguarda il rafforzamento dello scambio d'informazioni.
La direttiva Ue, proposta nel
2009 e poi adottata nel 2011, doveva essere trasposta ed applicata a
decorrere dal primo gennaio 2013. Questa prevede numerose misure che
rafforzano in modo sostanziale la lotta all'evasione tramite lo scambio di
informazioni tra le amministrazioni nazionali, stabilendo tra l'altro i
termini precisi per la loro trasmissione spontanea nel caso si sospetti
un'evasione fiscale e delle informazioni su richiesta. Inoltre, in base alla
direttiva gli stati membri non possono rifiutare una richiesta di
informazioni adducendo il fatto che i dati sono detenuti da un istituto
finanziario.
Ed e' questa stessa direttiva
che la scorsa settimana Bruxelles ha chiesto gia' di aggiornare per poter
includere lo scambio di informazioni su tutti i tipi di redditi, in modo da
facilitare ulteriormente l'identificazione degli evasori fiscali. L'Italia,
pero', insieme a Belgio, Finlandia (la provincia di Aland), Grecia e
Polonia, non ha informato la Commissione su come e' stata trasposta la
direttiva a livello nazionale. Quest'ultima non puo' quindi valutare se e
come le norme Ue anti-evasione sono state adeguatamente e correttamente
applicate. Se emergesse, una volta ottenute le informazioni richieste, che
fosse questo il caso, allora si aprirebbe una seconda procedura
d'infrazione. L'Italia ha ora due mesi di tempo per fornire le informazioni
richieste a Bruxelles, pena il deferimento davanti i giudici di Lussemburgo.
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