TORINO, 6
OTT - Sono
le sementi
infette a
mettere in
pericolo le
coltivazioni
di basilico
italiane,
infestate da
più di un
decennio
dalla
Peronospora
belbahrii,
un fungo che
mette a
rischio la
produzione
del celebre
pesto. Lo ha
spiegato ad
Albenga
(Savona), in
un incontro
con 120
operatori
del settore,
Angelo
Garibaldi,
presidente
di
Agroinnova,
il centro di
competenza
dell'università
di Torino.
"Per
diffondere
la malattia
- ha detto -
è
sufficiente
un solo seme
infetto su
1.000. Ed
abbiamo
analizzato
alcune
partite di
semi che
avevano
anche il 10%
di materiale
infetto".
L'impiego di
nuovi
agro-farmaci
è
sconsigliato
dai
ricercatori
perché
aumenta i
residui
chimici.
Agroinnnova
indica altre
strade:
prima di
tutto,
accordi con
le aziende
sementiere
italiane,
"dotate
dell'esperienza
sufficiente
per
contenere
scoppi di
epidemie",
il
risanamento
del seme con
aria calda a
65 gradi
("fornisce
una
protezione
all'80%
contro il
fungo", il
trattamento
con oli
essenziali
sotto forma
di vapore
(come timo e
santoreggia)
e la
concimazione
con prodotti
a base di
fosforo.
"Sarà - ha
concluso
Garibaldi -
una lotta
ancora
lunga,
quella
contro la
peronospora
del basilico
ma solo con
risposte
tecnologiche
sostenibili
per
l'ambiente e
con la
collaborazione
di bravi
tecnici
locali si
potranno
salvaguardare
le
coltivazioni
di basilico
e tutelare i
consumatori".
In Italia
sono
coltivati a
basilico 800
ettari, 100
nella sola
Liguria. |