La
Corte dei Conti europea punta il dito contro la Commissione e i singoli
Governi dell'Ue affermando che non fanno abbastanza, tramite i fondi a
disposizione, per garantire un uso sostenibile delle acque nell'ambito
della Politica agricola europea.
Senza contare - scrivono - che
l'agricoltura, "nell'assorbire in maniera del tutto logica il 33% delle
risorse idriche, é anche causa d'inquinamento delle acque tramite l'uso
di sostanze nutritive".
I controllori delle finanze dell'Ue sono giunti a queste conclusioni al
termine di un audit realizzato nel 2012 e 2013 in sette Paesi membri:
Italia (Lombardia), Francia, Spagna, Grecia, Danimarca, Olanda e
Slovacchia.
La relazione pubblicata oggi a
Lussemburgo, pur sottolineando "che dei progressi sono stati registrati
per integrare nella Pac gli obiettivi della politica Ue in materia di
acque", afferma però che gli strumenti a disposizione restano limitati
rispetto alle ambizioni della Pac.
Insomma, afferma il relatore della Corte, Kevin Cardiff, "gli Stati
membri devono fare di più per allineare i programmi di sviluppo rurale e
gli interventi a tutela delle risorse idriche, e devono eliminare i
ritardi nell'applicazione della direttiva quadro sulle acque". Immediata
é stata la reazione della Commissione europea dicendosi "consapevole di
alcune debolezze" nell'uso degli strumenti a disposizione, ma
assicurando di "aver preso provvedimenti che dovrebbero portare a
ulteriori miglioramenti nel 2014-2020". Bruxelles ha anche proposto
che la direttiva Ue sulle acque e l'uso sostenibile dei pesticidi
rientrino tra i requisiti ambientali per ottenere determinati pagamenti
della Pac. |